La Commissione ha avviato alla fine del 2015 un confronto tecnico in ambito CIS (Common Implementation Strategy) della Direttiva Quadro Acque tra i diversi Stati membri per la stesura delle Linee guida per il riutilizzo delle acque reflue al fine di fronteggiare l’emergenza idrica che sta colpendo i vari Paesi membri ma in generale tutto il pianeta.
Il riutilizzo delle acque reflue trattate in condizioni sicure ed efficienti rispetto ai costi è individuato come un utile strumento per aumentare l’approvvigionamento idrico e alleviare la pressione sulle risorse naturali, in quanto contribuisce anche al riutilizzo dei nutrienti in sostituzione dei concimi solidi. Per incentivare tale pratica sono state avviate a livello UE una serie di azioni compresa l’emanazione di disposizioni sui requisiti minimi di qualità.
Il documento, in corso di definizione, ha come obiettivo quello di fornire informazioni per supportare le autorità competenti dei singoli Stati membri a promuovere l’uso di acque reflue depurate, ove possibile. Ciò anche il linea con quanto previsto dal Blueprint 2012, che indica tale pratica come una possibile soluzione in casi di carenza idrica e per i benefici ambientali connessi al riciclo dei nutrienti e al risparmio energetico. Il documento, tuttavia, precisa che l’uso appropriato di acqua reflua depurata dipende dalla sua qualità e, di conseguenza, dal trattamento a cui è stato sottoposto; inoltre, può incontrare resistenza da parte del consumatore, per cui a tale pratica va affiancato un adeguato impegno pubblico e una adeguata campagna di comunicazione.
Il documento sulle linee guida parte dalla definizione di riutilizzo e lo classifica in due principali tipologie: diretto e indiretto. Il primo si riferisce all’introduzione di acqua riciclata mediante condotte, serbatoi, e altre infrastrutture necessarie direttamente ad un sistema di distribuzione e il secondo all’uso dell’acqua recuperata immessa in una fonte di approvvigionamento, quale un lago, fiume o falda acquifera, per essere riutilizzata.
L’acqua riutilizzata può avere:
- uso agricolo, per l’irrigazione delle colture (alimentari e non alimentari), pascoli e acquacoltura;
- usi industriali per il raffreddamento, lavaggio, compattazione del suolo, controllo delle polveri;
- usi urbani, per l’irrigazione di parchi pubblici, impianti sportivi, giardini privati, strade, pulizia delle strade, sistemi di protezione antincendio, lavaggio di veicoli, servizi igienici, condizionatori d’aria, controllo delle polveri;
- uso ambientale per il ripristino di ecosistemi acquatici o la creazione di nuovi ambienti acquatici, aumento di flusso, ricarica degli acquiferi (per il controllo dell’intrusione salina etc);
Con riferimento all’uso irriguo di acque reflue depurate è noto che rappresenta anche una fonte potenziale di nutrienti come azoto e fosforo, presenti in quantità variabile a seconda del livello di trattamento, ma può sollevare preoccupazioni per l’impatto sulla qualità del suolo e delle acque sotterranee, ecc. Il riutilizzo fornisce una soluzione di mitigazione ai cambiamenti climatici attraverso la riduzione dei gas ad effetto serra, in quanto si utilizza meno energia per la gestione delle acque, grazie alla sostituzione di acque non convenzionali in luogo di acque sotterranee profonde o acque dissalate ad elevato uso energetico.
Con riferimento all’uso ambientale, l’acqua reflua depurata può essere utilizzata per ripristinare e valorizzare gli habitat naturali come le zone umide o paludi e ricaricare le falde acquifere; questa tecnica può anche essere utilizzata per stoccare l’acqua nei mesi invernali ed affrontare meglio la domanda durante l’estate. Anche in relazione alla ricarica delle falde l’uso di acque reflue depurate può sollevare preoccupazioni a seconda della qualità dell’acqua immessa. Vi sono, tuttavia, esempi a livello UE di progetti di ricarica artificiale della falda. Ad esempio nella regione di Barcellona, l’impianto di recupero dell’acqua El Prat de Llobregat è utilizzato per la ricarica degli acquiferi, il mantenimento di zone umide, l’irrigazione e il mantenimento del flusso ecologico. Un altro esempio di ricarica degli acquiferi si trova a Cipro, dove l’acqua reflua depurata ricarica la falda acquifera Ezousas attraverso bacini poco profondi appositamente costruiti. L’acqua, dopo la depurazione naturale, viene pompato di nuovo dalla falda per l’irrigazione.
Il ricorso all’acqua reflua depurata può rappresentare anche un’opportunità economica in quanto è possibile assicurare la fornitura di acqua anche durante i periodi di carenza, riducendo, così, i rischi per le colture e contribuendo positivamente alla stabilità e alla situazione economica delle aziende agricole. Tuttavia, diverse variabili di natura economica vanno approfonditamente ai fini della valutazione della convenienza economica di tale pratica:
- prezzo dell’acqua riutilizzata e costo delle soluzioni di riutilizzo. Si tratta, in generale di investimenti caratterizzati da bassa attrattiva economica e bassi rendimenti, infatti dove tale pratica è attiva è stata riscontratala presenza di sovvenzioni e/o finanziamenti anche pubblici. E’ necessario individuare misure politiche che garantiscano la sostenibilità finanziaria dei sistemi di acqua reflua depurata, senza generare costi aggiuntivi per gli utenti finali;
- capitale e costi operativi connessi al passaggio ad una fonte d’acqua non convenzionale;
- impatto sul valore del terreno, in quanto l’utilizzo di acqua reflua per l’irrigazione può influenzare i valori delle proprietà dei terreni positivamente o negativamente;
- sistemi di tariffazione al costo marginale in grado di ridurre l’uso eccessivo di acqua e l’inquinamento, nonché assicurare la sostenibilità dei programmi di trattamento delle acque reflue.
Le Linee guida evidenziano che se non è effettuato correttamente, l’uso dell’acqua reflua depurata può creare alcuni problemi di natura ambientale connessi con:
- qualità dell’acqua: il deflusso, la lisciviazione, o infiltrazione di acque reflue trattate in corpi idrici superficiali e nelle acque sotterranee o scaricata a terra può comportare problemi all’ambiente. I metalli pesanti e altri componenti possono influenzare la produttività del suolo;
- idrologia: va valutato l’impatto del sistema di riutilizzo sul regime idrologico locale;
- trattamento: uno degli aspetti più difficili di pianificazione e progettazione di un sistema di riutilizzo è quello di determinare il livello di trattamento e la scelta della tecnologia per il trattamento appropriato;
- distribuzione e stoccaggio dell’acqua recuperata: in genere i punti di utilizzo non sempre sono situati nelle immediate prossimità della depurazione che può fornire l’acqua trattata. Vanno valutati i costi per la distribuzione.
Inoltre le acque reflue urbane hanno il potenziale di causare malattie in quanto contengono batteri, virus e parassiti.
Un punto importante delle Linee guida si riferisce al confronto tra la qualità delle acque reflue riciclate e quella dei principali fiumi a livello UE. Il documento evidenzia che l’alternativa all’uso di acqua reflua depurata può non essere una fonte di acqua di alta qualità. Infatti, l’acqua recuperata trattata ad un alto livello può essere di qualità anche molto superiore rispetto, ad esempio, all’acqua prelevata per l’irrigazione da un fiume. Riporta, quindi, gli stand ambientali che devono essere garantiti per poter riutilizzare l’acqua riciclata. Per l’Italia la normativa di riferimento è il Decreto del Ministero dell’Ambiente n.185 del 2003.
E’ stato accennato che l’introduzione di uso di acqua riciclata può sollevare problemi con il consumatori, che possono essere preoccupati per i rischi di esposizione diretta o per via alimentare. Una corretta pianificazione ed un processo decisionale sull’uso di un trattamento adeguato agli standard richiesti dovrebbe essere sufficiente per evitare problemi. Tuttavia, per ridurre le resistenze del pubblico per i rischi alla salute è necessario che questo partecipi e venga coinvolto quanto più possibile nel processo decisionale. Peraltro, le pratiche di partecipazione pubblica ai processi decisionali sono promosse dalla Direttiva quadro sulle acque.
Infine, i fondi EU che possono essere utilizzate per il finanziamento di impianti per il riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate sono i fondi FESR e il Fondo di coesione, FEASR, Horizon 2020, BEI.
In particolare il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) comprende 11 aree tematiche e l’Obiettivo tematico 6 (la protezione dell’ambiente e la promozione dell’efficienza delle risorse) prevede il finanziamento di investimenti nel settore dell’acqua e la promozione di servizi ecosistemici, infrastrutture verdi, tecnologie innovative per l’efficienza delle risorse nel settore idrico, etc.
Nell’ambito del regolamento per lo sviluppo rurale (FEASR) 1305 del 2013, il secondo pilastro della PAC prevede la priorità 5 (a) “Rendere più efficiente l’uso dell’acqua nell’agricoltura”, ed il riutilizzo irriguo di reflui depurati può trovare finanziamento attraverso gli articoli: 17 “Investimenti in immobilizzazioni materiali” e 18 “Ripristino del potenziale produttivo agricolo, prevenzione disastri naturali”.
Inoltre, va adeguatamente incentivato lo sviluppo di innovazione e tecnologie e tecniche per il riutilizzo dell’acqua, fornendo opportunità di business per il settore industria dell’acqua per arrivare a poter avere dei costi sostenibili. La stimolazione di nuove tecnologie è anche incoraggiato da iniziative quali il Partenariato europeo per l’innovazione (PEI, art. 53) sull’acqua.Progetto finanziato dal Mise, Legge 388/2000 Anno 2021.